FALSO MOVIMENTO




21



Lunedì, 10 dicembre.
Alla stazione di Quimper, la coincidenza per Concarneau gli concesse qualche minuto per una veloce visita in libreria. Da un paio di settimane Cedric aveva sospeso la lettura in attesa che gli tornasse la voglia. Di recente aveva fatto fuori tutto d’un fiato il Don Chisciotte di Cervantes, nella versione illustrata di Gustave Dore', concedendosi poi un po' di tempo per rifiatare. Il suo rapporto con la libreria era comunque, a dir poco, singolare. A scanso di equivoci, il pensiero di una visita in libreria lo metteva sempre di buonumore. Ma una volta dentro, dopo appena una ventina di minuti, si lasciava sopraffare inspiegabilmente dal panico, una sorta di horror vacui che sembrava spingerlo ad affrettarsi verso l’uscita. Cedric attribuiva questo disagio ad una sorta di involontario nichilismo. Forse a causa di una specie di smarrimento che provava di fronte alla sterminata vastità del sapere. Dopotutto, davanti a tale sconfinatezza, cosa avrebbe cambiato leggere un libro in più o in meno, in questo mondo?


I suoi primi minuti in libreria li impiegava a studiare le etichette delle scaffalature, nella pigra ricerca delle sezioni a lui più congeniali. Preoccupandosi di evitare accuratamente i reparti che meno lo interessavano: la narrativa contemporanea, il fantasy, i romanzi d’amore e i bestsellers di ogni ordine e grado. Schivando come la peste le sezioni dedicate a spiritualità, benessere e auto-miglioramento. Alla fine, dopo aver vagato distrattamente per qualche minuto nella sezione dei thriller o in quella dei romanzi storici, da cui sembrava attratto  senza lasciarsene quasi mai convincere, si dirigeva nel suo elemento: il sempre piu striminzito scaffale dei classici. In quel luogo si sentiva a casa, coccolandosi con lo sguardo gli autori greci e latini, maneggiando qualche volume dal vecchio sapore medievale, per poi concentrarsi quasi sempre sui secoli d'oro della letteratura mondiale dell'Otto e Novecento. Quella mattina, prima che il senso di nausea avesse il sopravvento su di lui, aveva adocchiato il Wilhelm Meister di Goethe, da sempre nella sua lista di desideri. Vi si approccio' con rispetto, come corteggiando una vecchia fiamma di cui ci si sente ancora attratti ma a cui non si ha mai avuto il coraggio di rivolgere la parola. E prima di pentirsene, si ritrovò alla cassa: avrebbe trovato prima o poi il tempo di affrontare quelle 720 pagine filate, si ripromise.

Più tardi, sul regionale per Concarneau si sorprese a ricevere finalmente un saggio del timbro di voce di Pierre. Da una decina di minuti il ragazzo era attaccato al suo cellulare e, a giudicare dalle sue risposte brevi e tese e dal terrore che ogni tanto gli si dipingeva in volto, non era difficile intuire che dall’altro capo del filo dovesse esserci lui, il suo capo, Alain Leclair. Ne ebbe conferma quando, provato dalla lunga telefonata, Pierre gli consegno' il cellulare, lasciandosi andare ad un'eloquente espressione di spossatezza. Cedric accosto' l'orecchio al ricevitore che, come una mitragliatrice, non aveva mai smesso un istante di tacere.
- Alain sono io, datti tragua ogni tanto...
Lo canzonò Cedric.
- Cedric! come stai ?
Aveva temporaneamente cambiato registro, Alain, concedendosi una breve frenata.
- Siamo quasi a Concarneau e la giornata sembra essersi messa al meglio... Erano settimane che non vedevo un cielo così limpido.
- Ah l'Atlantico... come ti invidio... – si lascio' scappare Alain, poco convinto, prima di ricaricarsi a pallettoni - Allora Cedric… lo spiego pure a te, così è sicuro che non vi sfuggirà nessun passaggio di quello che dovete fare una volta in città...

Cedric sorrise. Nelle parole dell'amico riconosceva il tratto dell'uomo paranoico, ossessionato dal controllo assoluto di ogni aspetto del problema. Un atteggiamento malato, rifletteva Cedric, ma coerente, dal momento che in fondo l’unica persona di cui Alain si fidasse veramente non era altro che se stessa. In ogni caso, questo non gli impediva di rasentare spesso i limiti dell' insopportabilità. Specie quando, ad un certo punto, per assicurarsi che gli altri avessero capito quanto da lui disposto, pretendeva pure che glielo ripetessero.

A bordo dell'utilitaria a noleggio, una 500 bianca decappottabile, Pierre sembro' finalmente a suo agio. Dopo il sonno e i malumori di quella mattinata, la sua espressione sembrava tornata serena. Guidava con sicurezza e diligenza e anticipava spesso le indicazione del GPS, come se conoscesse la strada.
- Sei mai stato a Concarneau? Gli domandò Cedric.
- Mai.
Averlo di buon umore avrebbe aiutato l'operazione, pensava Cedric.
- A che ora abbiamo l'appuntamento telefonico con la talpa ?

Rilanciò Cedric che non voleva perdere evidentemente la buona lena del ragazzo.
- Alle 14,00 in punto.
- E cosa faremo prima di allora ?
- Ce ne staremo buoni ad aspettare in una brasserie a poche centinaia di metri dal castello, La Goutte d'Or...

Rispose Pierre cui, notava il detective, l'operatività di quegli ultimi minuti sembrava avergli restituito un piglio diverso. Aveva ragione Alain. Come ogni buon segugio, Pierre si trasformava all'approssimarsi dell'odore della preda.

Si appostarono con l'auto su un ampio piazzale di fronte alla brasserie. Si trovavano ad una decina di chilometri a sud di Concarneau, sulla provinciale in direzione Lorient, alle porte di un borgo dove la vita scorreva lenta e assonnata. Nonostante il freddo pungente, per un istante il sole sembrava aver trovato lo spazio per scatenare a terra tutta la sua potenza. Cedric aprì il finestrino dell'auto e fu piacevolmente investito dal timido cinguettio degli uccelli, dal genuino odore della campagna circostante e dal sorprendente cielo blu che pareva riflettersi sull'immobile specchio d'acqua dell'oceano, poco distante.

Qualche minuto prima delle 14 arrivò una chiamata sul cellulare di Pierre. Era Alain. Dalle smorfie di delusione del ragazzo, qualcosa sembrava non essere andata per il verso giusto. Dopo qualche istante Alain volle parlare anche con lui.
- Niente da fare per il momento, Cedric. La talpa mi ha appena chiamato. Ha detto che a causa di un contrattempo, i lavori della commissione di stamattina sono slittati nel pomeriggio. Significa che c'è il rischio che l'ala in cui si trova la stanza di Annette sia verosimilmente più affollata... Meglio non correre rischi e aspettare almeno a metà pomeriggio.
- Ok ... Ma mi confermi che Annette sta bene ed è perfettamente al corrente del nostro piano di fuga?
- Assolutamente sì. Scalpita gia all'idea... Sembra che questa prospettiva l'abbia rimessa in forze.

Alle 16,17, dopo un estenuante pomeriggio di attesa, arrivò la chiamata sul cellulare di Pierre. Nel silenzio dell'abitacolo, Cedric udì la voce stentorea della talpa.
- Precediamo con l'operativo. Posizione numero uno confermata. Posizione numero due confermata. Attendo breve comunicazione, a consuntivo. Chiudo.
Forse a causa dell’adrenalina che l'avvicinarsi dell’azione gli aveva trasmesso in corpo, forse per quel modo singolare di esprimersi da parte della talpa, Cedric sentì come una forte fitta allo stomaco. Mentre Pierre, sollevato il bavero del colletto e ingranata la prima, si appresto' a condurre l'auto nei pressi delle mura del castello.

Parcheggiata l'auto nel punto stabilito, al riparo dalle telecamere, i due si avviarono speditamente, con estrema circospezione, verso il piccolo cancello laterale, lasciato aperto per l'occasione. Da qualche minuto il sole era ormai precipitato nell'oceano, rilasciando un tenue chiarore rossastro all'orizzonte che si rifletteva sulle pareti del castello medioevale. Sospinto il cancello, seguirono le indicazione della talpa, costeggiando una parte di muro di cinta, sgombro anch’esso di telecamere, per poi attraversare il breve tratto di giardino che li portò a ridosso dei magazzini. Si imbucarono quindi attraverso una piccola porticina. Al termine del corridoio, in penombra, in una stanza adibita a dispensa, avrebbero dovuto incontrare la loro “sentinella”. Cedric ebbe un tuffo al cuore. E se l'uomo che intuivano oltre quella tendina non fosse stato l'uomo giusto? A toglierlo d'impaccio, gli venne in soccorso Pierre. Sicuro dei suoi passi, scostata la tendina, il ragazzo attirò con uno schiocco di dita l'attenzione dell'uomo che, fortunatamente, non si mostro' sorpreso di vederli. Comunicata qualcosa in codice nel suo auricolare, con l'ausilio di una torcia elettrica, l'uomo si mise alla testa del plotone, guidandoli attraverso una serie di stretti passaggi e di intercapedini interne.

Nel buio poteva sentire lo squittio vicino di qualche topolino, forse spaventato da quell’insolita presenza umana. Per un attimo, Cedric provo' ribrezzo e terrore, mentre strinse i denti affrettandosi a mantenere il passo dei compagni che lo precedevano. Dopo aver percorso una lunga e stretta scala, che in alcuni punti a malapena lasciava passare un uomo dalle dimensioni più grandi della media, giunsero in un nuovo corridoio lungo e stretto. Lì l'uomo indico' ai due una porticina scorrevole che si sarebbe aperta alla loro destra. Si affrettò a comunicare qualcosa nel suo auricolare e attese la risposta. La porta davanti a loro si aprì e i due furono spinti fuori, catapultati all'interno di un ampio corridoio in penombra, illuminato fiocamente da una fila di torce a petrolio. Nell'aria annusò l'odore del combustibile bruciato mentre sentiva che il pavimento sotto ai loro piedi era costituito da un pavé grezzo ed irregolare.


La sentinella che si ritrovarono di fronte fece loro cenno di sbrigarsi. E superate un paio di porte, si imbuco' all'improvviso all'interno di una stanza che poco dopo li risucchiò tutti. E finalmente, a qualche passo dal letto dal quale sembrava appena essersi alzata, trovo' la sua Annette. Magra, sciupata, gli occhi incassati, indossava un lungo cappotto bianco e un pesante berretto di lana. Corse ad abbracciarla, mentre lei sembro' scoppiare in un irrefrenabile singhiozzo. Un po' contrariato, l’uomo sentinella fece loro cenno di rimanere in silenzio, mentre Cedric, stringendosi Annette al petto, continuava ad asciugarle con i baci le sue lacrime di felicità. I due si guardarono ancora una volta negli occhi, senza bisogno di dirsi altro.

Il percorso di ritorno fortunatamente non presento' imprevisti, per quanto la debolezza di Annette dovette necessariamente rallentare la loro marcia. Le due sentinelle si diedero il cambio nello stesso identico punto. E quando finalmente il gruppetto sbucò in giardino, fuori era ormai buio pesto. In lontananza si udiva l'insistente latrare dei cani, mentre, nel chiarore dei potenti fari che illuminavano un po' più in là l'entrata del castello, si intuiva il chiacchiericcio indistinto dei giardinieri, alle prese con la potatura di querce e faggi lungo il viale di accesso.

Erano appena passate le 19, quando Cedric si ritrovò sull'ultimo treno veloce per Parigi, in un vagone pressochè vuoto. Soddisfatto e orgoglioso dell’operazione andata a buon fine, Pierre aveva appena terminato una lunga conversazione al cellulare con il suo capo, al quale aveva riportato fedelmente i dettagli dell’operazione. Per la prima volta in quella giornata lo sentì ridere, in maniera scomposta, come capita a chi non c'è molto abituato. Dal canto suo Annette era molto debole e, una volta sprofondata sulla poltrona del Tgv, era crollata con la testa appoggiata sul suo petto. Non aveva detto un granché, durante il tragitto in auto da Concarneau a Quimper. Sembrava molto debilitata oltre che confusa per via delle medicine che le avevano somministrato in quei giorni e aveva sempre voglia di dormire. Dall’ultima volta che Cedric l’aveva vista, appena due settimane prima, aveva perso più di 6 o 7 chili. In quelle condizioni, temendo di affaticarla ulteriormente, per quanto covasse una voglia matta di sapere come si fossero svolti i fatti, aveva rinunciato per il momento a porle qualsiasi domanda.


Frattanto, aveva concordato con Alain una soluzione temporanea per la sistemazione di Annette. Una volta giunti a Parigi, quella sera stessa sarebbe stata ricoverata in una clinica privata, in estrema segretezza e riserbo. Ameno per quei primi giorni. Erano ormai quasi le 20,00 quando il treno aveva lasciatola stazione di Lorient. Cedric immaginò che la scomparsa di Annette dalla sua stanza, avesse ormai fatto il giro del castello. D’un tratto fu assalito da un incontrollabile stato di ansia. Non riusciva a credere che, dall’alto della sua potenza, il ministro Boissy, cui avevano soffiato la moglie in pratica da sotto il naso, se ne potesse rimanere con le mani in mano. A maggior ragione se quella sera insieme a lui c’era il ministro degli Interni. Un’improvvisa rasoiata lo feri’ in mezzo al petto. Ma certo, riflette', il ministro degli Interni avrebbe in men che non si dica allertato le forze della polizia di zona, da Concarneau fino a Parigi. E forse già alle prossime stazioni, a Vannes o a Rennes, avrebbero potuto mandare qualcuno a cercarli sul treno.


In un istante, si sentì disperato. Aveva pensato di condividere le sue paure con Pierre, ma lo senti’ distratto, sprofondato nelle sue cuffie. Provo’ a guardare Annette, da sopra la spalla. Poteva sentire il battito del suo cuore in un punto preciso del suo avambraccio. Sembrava così minuta e indifesa. Per un attimo ebbe voglia di accarezzarle la fronte e poi giu’ fino al mento. D’improvviso si accorse che era sveglia. Aveva appena aperto gli occhi e da quelle piccole feritoie sembrava fissarlo con estremo terrore.
- Lui sa tutto di noi ... Sa tutto ... Non ci lascerà in pace finché non ci distruggerà completamente...
In quel momento, la portiera del treno in fondo al vagone si aprì producendo un leggero sbuffo d’aria compressa. Subito dopo sbucarono due tipi dallo sguardo truce che a Cedric parve malauguratamente di riconoscere. Fu allora che si sentì perduto.





FALSO MOVIMENTO



22



Riprese conoscenza con estrema lentezza. E quando riuscì ad aprire entrambi gli occhi, mise a fuoco un volto spigoloso, dallo sguardo efferato, segnato da una leggera cicatrice in corrispondenza del mento. L'uomo posava davanti a lui con un aperto atteggiamento di sfida, masticando a bocca aperta una chewing gum, mentre fingeva di guardarlo con compassione. D'un tratto Cedric venne sballottato contro la spalla di Annette, poi assecondando il senso della curva, urtò inavvertitamente la testa di Pierre. Cominciava lentamente a ricordare. Si trovavano sul retro di una furgonetta 4x4, prigionieri di due farabutti che Cedric aveva già avuto modo di conoscere, durante quella strana colazione in hotel a Marsiglia.

 

Il detective sentì un pizzicore in corrispondenza del braccio. Rammentò di colpo il vagone del treno e le facce di quei brutti ceffi. Una pistola che sbucava da sotto la giacca del vecchio. Il gridolino soffocato in gola di Annette. La paura e l'ansia che la situazione potesse sfuggire di mano. Poi il rumore dei cricchetti delle manette che si chiudevano attorno ai loro polsi. Infine, una veloce puntura sottocutanea che arrivò dopo una blanda opposizione.

-Tranquilli - li aveva rassicurati l'uomo con fare sapiente- cosa volete che sia un po' di benzodiazepina in corpo. Mi ringrazierete per la più bella dormita della vostra vita.  

Ora che, a poco a poco, il suo corpo sembrava tornare alla sensibilità, sentì affiorare il fastidio sui polsi per i lividi provocati dalle manette. Qualche istante dopo, scoprì che anche i loro piedi erano stati legati stretti con una fune da marinaio.

- Ma come dobbiamo fare con te ... monsieur Cedric Bovin?

Lo riprese l'uomo, fingendosi ad un tempo contrariato e divertito.

Fra i due, era quello che si faceva chiamare Laurent, il più giovane. Portava un taglio corto di capelli, color sale e pepe, e aveva un enorme anello d'oro in corrispondenza dell'orecchio sinistro. Nell'attesa di una risposta di Cedric, che non sarebbe arrivata, aveva bussato con un ghigno soddisfatto sul retro della cabina guida. Dall'altro lato si sentì indistinta una voce lontana, cui seguirono due robusti colpi di nocche  sul vetro.

- Vedi… anche il mio amico è contento che stai bene e che ti stai riprendendo ...

Cedric tirò su con il naso. Poi provò a portarsi faticosamente il braccio all’altezza dell'occhio, per tamponare un'improvvisa lacrimazione. Probabilmente dovuta al potente sonnifero.

- Ma no, no ... non c'è bisogno di piangere, Monsieur Bovin. Qui non c'è nessuno che ti vuole fare del male.

- Dove ci state portando?

Riuscì ad articolare a fatica Cedric.

L'uomo davanti a lui rise di cuore, senza distogliergli gli occhi di dosso. Poi la sua espressione tornò a dipingersi di brutalità.

- Dipende da te, anzi da voi ... Ci dovrete dire voi dove volete andare, a questo punto.

Nel reprimere un irrefrenabile moto di stizza, il detective si procurò un nuovo doloroso livido ai polsi.

- Per carità, stai attento ... Vi vogliamo tutti interi fino alla fine ...

Sorrise perfidamente, mostrando i denti, come fanno i lupi prima di azzannare la preda.

Il detective percepì un leggero movimento sulla sua destra. A breve Pierre si sarebbe svegliato.

- Stavo dicendo, dipende da voi... Abbiamo ben due opzioni a questo punto. La prima, la più semplice per noi, è quella di consegnarvi dritti fra le braccia del Ministro Boissy, nella speranza che lui abbia un po' pietà di voi ...

Il suo sguardo sembrò illuminarsi di pronta e ammiccante intelligenza.

- La seconda è un po' più complicata, lo ammetto ... Ma per lo meno vi permetterebbe di tornare alle vostre cose e di organizzare il resto ... a vostro piacimento ...

Frattanto la furgonetta prese a sobbalzare su un breve tratto di strada sterrata. E finalmente si arrestò, non prima di averli sballottati su e giù energicamente. Stavolta si era svegliata anche Annette. Poco dopo si udì il tonfo dello sportello della cabina guida. Mentre a sua volta Laurent si affrettò ad aprire da dentro il portellone sul retro. Cedric si vide sbucare un testone pieno di capelli ricci, sostenuto da un'enorme giacca di pelle imbottita di lana, con le mani nelle tasche, a protezione dal pungente freddo notturno. A differenza del suo collega Laurent, l'uomo non sembrava tradire alcuna agitazione.

- Allora? Hanno deciso ... di che morte vogliono morire i nostri tre amici?

 

Fuori la colonnina del termometro era scesa sotto lo zero, quando Cedric Annette e Pierre, ancora intorpiditi dal sonnifero, vennero trasferiti all'interno di una casupola, circondata da una fitta foresta, nel mezzo del nulla. Il detective non avrebbe potuto dire quanto fossero lontani da Vannes. L'ultima cosa che ricordava prima che la puntura facesse effetto, era il piazzale della stazione deserto. Non un’anima viva nei dintorni. All'interno, la catapecchia era gelata, la corrente elettrica non pervenuta e prima di riuscire a far funzionare un vecchio lume a petrolio, a forza di imprecazioni, dovettero trascorrere almeno una decina di minuti. Appena ne ebbe la possibilità, Cedric si assicurò del buono stato di salute di Annette e di Pierre. Entrambi sembravano ancora intontiti dalla pesante dose di sonnifero, ma apparivano in discrete condizioni fisiche. Il detective ebbe modo di sincerarsene da vicino quando Annette manifestò il bisogno di usare il bagno. A Cedric fu dato l'incarico di accompagnarla. Nel buio del gabinetto Annette si lasciò andare ad un pianto di rabbia e frustrazione.

- Ma che diavolo vogliono questi due da noi? Perché ti parlano in quel modo? Come se ti conoscessero ... Li hai mai visti prima?

Gli sussurrò lei con voce affranta.

Cedric fece cenno che le avrebbe spiegato tutto con calma. Subito dopo sentì un poderoso strattone della fune con cui l'agente li aveva legati a mo' di guinzaglio. E dalla porta fece capolino il testone di Laurent.

- Ricreazione finita, miei cari ...il professore Gilles è già in classe e non vede l'ora di passare alle interrogazioni...

E rise sguaiatamente, mostrando di divertirsi senza ritegno. 

 

L'anziana spia era alle prese con la legna del camino, nel tentativo di fare partire un fuoco che non sembrava volerne sapere di accendersi. Non appena credette di riuscirci, provò a riscaldarsi le mani e, quando ne fu soddisfatto, si girò a guardare i tre prigionieri allineati sul divano, Aveva un'aria distesa ed affabile. Mentre i tre sembravano intirizziti dal freddo oltre che terrorizzati per quanto li avrebbe potuto attendere. Laurent intanto continuava a divertirsi con il suo nuovo gioco. Aveva scoperto che tirando i due capi della fune in un certo modo, le braccia dei tre prigionieri si allineavano tutte al centro, producendo un effetto che ricordava il movimento meccanico dei vecchi carillon a molla. Ci provò gusto diverse volte fino a quando l'anziano, stufo della vena infantile del collega, lo richiamò duramente all'ordine.

Nella stanza tornò il silenzio, sottolineato dallo scoppiettare del camino e dai gelidi spifferi d'aria che il vento sospingeva attraverso le malsicure finestre.

- Ho saputo che il mio collega vi ha già anticipato qualcosa.

Prese a raccontare Gilles, in un tono quasi professorale. Se non altro, notò Cedric, i due dimostravano un certo senso di teatralità. 

- Ebbene, miei cari, i termini sono i seguenti... e, vi avverto fin da ora, non ci potranno essere soluzioni alternative.

Gilles fece una pausa e mutò espressione, per fare chiarezza sulla serietà del momento.

- La soluzione numero uno è quella che vi riporta nuovamente alla posizione di partenza. Esatto ... avete capito bene, come quando si gioca a Monopoli... E cioè, qualora sceglierete questa opzione, senza colpo ferire, io e il mio collega ci impegneremo a riportarvi laddove avete iniziato la vostra fuga ... A scanso di equivoci, domani mattina all'alba, vi troveranno ben incaprettati, ma in buone condizioni sul retro del Castello di Concarneau, a disposizione del Ministro e dei suoi scagnozzi che faranno di voi quanto riterranno utile o opportuno.

A questo punto, il professore Gilles sembrò schioccare la lingua sul palato come a voler introdurre la sua seconda opzione.

- Se invece, come io e il mio caro collega e dottore qui presente auspichiamo fortemente, vorrete spendervi per la soluzione numero due ... Allora non vi resta che cominciare da subito a collaborare per metter su il nostro piano.

Mentre ascoltava con attenzione, Cedric non poté fare a meno di concentrarsi su alcuni particolari del viso di colui che si faceva chiamare Gilles. Il suo incarnato giallognolo, il mento troppo piccolo nonostante il pizzetto paricolarmente folto e nerissimo, gli zigomi pronunciati e poi la capigliatura, lunga e riccioluta, dalla tinta incerta e oleosa. C'era in lui qualcosa di nobile e di antico, notava il detective. Forse nel taglio del naso lungo ma ben tornito, o in quello degli occhi grandi e a bottone. C'erano dei volti capaci di sopravvivere intatti al trascorrere dei secoli. Questo era uno di quelli, pensava Cedric.  

- E quale sarebbe questo piano numero due ...

Ribatté Cedric, stanco ormai di quella snervante attesa.

- Semplice... Sono sicuro che avete già intuito ... In cambio della vostra libertà, dovrete spendervi a convincere i vostri cari a pagare un semplice riscatto ... Ma intendiamoci, è una bazzeccola ... Per i vostri cari, intendo... Lasciatemi dire che la riuscita di questo piano, oltre a procurare a noi la nostra buonuscita, servirà a mettervi nelle condizioni di tenere a distanza, almeno per qualche giorno, la polizia e soprattutto le orme del vostro beneamato ministro ... Questo vi permetterà di riorganizzare le vostre vite, prima che altri lo abbiano già fatto per voi. A buon intenditore …poche parole...

Cedric fissò dapprima Annette che gli restituì il suo sguardo perplesso, poi si girò verso Pierre che, pur senza aver scucito mai una parola, da quando si era svegliato, sembrava aver assunto la postura di un antico samurai giapponese, con sguardo fiero e portamento carico d'orgoglio. Se lo conosceva un pò, nella sua testa ormai doveva essersi convinto che quello fosse una specie di scontro finale e che, per questo motivo, si sforzava di mostrarsi sprezzante del pericolo e della stessa vita.

- E ammettiamo pure che qualcuno sia ancora disposto a pagare il riscatto di Annette ...  Chi ci assicura che una volta ricevuto, saremo liberi di andare?

Ribatté Cedric, stavolta con tono sprezzante.

Gilles parve quasi offeso da quella domanda alla quale non si degnò di ripondere. Poi tornò alla carica.

- Attenzione, non  solo Annette! Mi pare che entrambi voi due maschietti siate particolarmente vicini a qualcuno che da tempo ormai pare dare del tu … ai milioni.

Cedric lanciò uno sguardo a Pierre.

- E chi sarebbe questo che dà del tu ai milioni e che dovrebbe pagare per mantenerci in vita ?

- Alain Leclair, senza dubbio!

Intervenne deciso Laurent, che, dal rimprovero del collega aveva assunto un'aria meno strafottente.

- Non mi dirai che Alain non è disposto a smollare qualche spicciolo per togliere dai guai il suo migliore amico e il suo scagnozzo più sveglio... Che amico sarebbe sennò ...?

Rilanciò indulgendo sul peso delle sue parole.

- Ci sarebbe infine una terza via ...

Tornò in cattedra Gilles passeggiando su e giù davanti al camino, con le mani dietro alla schiena. 

- Nel caso in cui non vogliate né tornare dal ministro né chiedere a lui e a Leclair i soldi per il vostro riscatto. 

Attese che qualcuno gli desse corda. Poi continuò virando verso un tono sarcastico.

- Come terza opzione, Monsieur Bovin, alias Signor Lo Bue ... guarda quello che ti propongo ... Così poi non avrai il fegato da raccontare in giro che il professore Gilles ti ha trattato male.  Se sceglierai la terza opzione ... ti voglio premiare portandoti dritto dritto davanti alla bella faccia di Pascal Dutroux, altrimenti detto El Chapo...

Gilles si fermò per vedere l’effetto che avrebbero fatto quelle parole sulla faccia di Cedric.

-  Ma come? Non è questo quello che cerchi? dimmi la verità... Non è per questo hai fatto tutto quel casino? 

Il detective si ritrovò a scuotere la testa lentamente, turbato.

- Immagino tu sia molto curioso a questo punto, di sapere perché e come le nostre vite ad un certo punto si siano incrociate, Monsieur Cedric...

 

D'altronde, era forse giusto così. Che fosse un fiasco completo quell'indagine, bisognava certificarlo fino alla fine. Avrebbe dovuto capirlo fin dall'inizio. Dal percorso fittizio a caccia del fantasma di Eric, alle false piste inseguite a Dijon. Dal  dedalo di viuzze del centro fino agli improbabili profumi di un Salone di Bellezza. Nel buio di un locale per scambisti in una provincia sonnolenta e un Casinò rivierasco preso di mira dai terroristi islamici. Per poi ritrovarsi a frugare nel malandato quartiere di Malpasse', inseguendo il suo uomo, in una notte particolarmente elettrica fra le montagne attorno a Marsiglia, senza minimamente sospettare di esserci andato vicino.


Cedric ci trovò un messaggio non troppo nascosto in tutto ciò. Una lezione da imparare e mandare a memoria. Non c'è metodo che tenga, si disse, o indagine che possa andare a buon fine, se alla base viene viziata dall'inquinamento delle prove. Identico risultato, se una buona quantità di informazioni recepite sul caso risultino di dubbia o scarsa attendibilità. Un meccanismo perfetto ecco quello in cui si era imbattuto. Un circolo vizioso costruito per attrarre supposizioni fallaci, movimenti fuori sincrono, connessioni errate. Cos'altro altro avrebbe potuto  generare un sistema concepito in questo modo, se non un costante falso movimento? un loop ripetitivo, circolare, uguale a sé stesso. Solo il caso o la fortuna avrebbero potuto scardinare quella perfetta struttura che si  auto alimentava da sola. Solo allora il cerchio si sarebbe spezzato e la verità sarebbe venuta fuori. 

 

Cedric si stupì della franchezza dei due agenti. Era gente con il pelo sullo stomaco, si disse, soldati abituati ad ogni livello di conversazione, addestrati per ogni situazione e per ogni evenienza. In saccoccia tenevano forse così tanti passaporti e giocavano in contemporanea così tante partite che sarebbe risultato difficile ricordarsi le loro vere credenziali. Nel loro caso, non era errato affermare che venivano pagati per vivere al di sopra della legge. Non la propria vita, ma quella degli altri. Ecco perchè non avevano mostrato alcun tentennamento o timore nel raccontare la verità, mettendo a nudo quell'oscuro meccanismo nel quale risultavano perfettamente integrati. D'altra parte, cos'altro erano Laurent e Gilles se non la perfetta emanazione di quel sistema? 


Da ormai due anni risultavano infiltrati nella banda di Pascal. A loro era affidato un duplice compito, molto delicato. Da un lato ottenere informazioni sull'organizzazione di nuove piazze di spaccio, per aprire uno squarcio nei mutevoli organigrammi della malavita locale. Dall'altro, tracciare i movimenti internazionali riconducibili ai grandi signori della droga sudamericani. I cosiddetti pesci grandi che muovevano enormi capitali esportando eroina cocaina e marijuana in tutto il mondo, con Marsiglia a farla da padrone sulle rotte fra il Sudamerica e l'Europa. La coppia si era trovata così tanto a suo agio in quella veste, da integrarsi alla perfezione in quella sorta di terra di nessuno. Laddove la linea di demarcazione fra controllore e controllato era così labile da risultare pressoché impossibile da distinguere. Era così che, in cambio di una retata qua e di una soffiata là, con le quali ogni tanto si guadagnavano qualche medaglia al merito, si impegnavano a garantire l'assoluta intoccabilità di Pascal e dei suoi più stretti scagnozzi. Un meccanismo impeccabile, infallibile e perfettamente oliato. 

 

Poi un giorno inaspettatamente era piovuto un nuovo incarico dall'alto. Con la massima priorità i due servitori dello stato venivano spostati temporaneamente sulle tracce di Gerard Dutroux, che qualche problemino con la giustizia pareva avercelo. Il loro obiettivo primario questa volta era di evitare che l'architetto potesse sparire nel nulla, lasciando perdere ogni traccia di sé. Cosi, da un paio di mesi a quella parte i due agenti segreti si trovarono impegnati a tracciare ogni movimento dell'architetto, avvalendosi dei potenti mezzi delle intercettazioni messi a loro disposizione. Fu inevitabile per loro seguire da lontano, ma saldamente in prima fila, l'evoluzione degli ultimi giorni di vita di Dutroux, impegnato nell'ossessiva ricerca del figlio. E fu in quelle prime intercettazioni che Cedric era entrato ufficialmente nel radar dei due agenti.

- Scusate, ma qualcosa mi sfugge ancora... Qual era il motivo di quelle due telefonate minatorie, una a me e l'altra a Mme Nerval?

Li interruppe ad un certo punto Cedric. I due si guardarono annuendo.

- Era stata un'idea di Pascal ... È una testa calda, e quando gli avevamo raccontato che suo padre gli aveva sguinzagliato un detective, è andato nel panico ...

Fu la risposta di Laurent che sembrava soffrire il fatto che il collega anziano gli avesse rubato la scena.

- E sì...  lui non ne voleva sapere proprio di suo padre ...

Aggiunse Gilles, con una nuova inflessione.

- Ma perché avete tirato in ballo la storia di Annette allora?

Tornò alla carica Cedric, che alle prese con le ultime sinapsi, si lasciò andare ad un gesto di frustrazione.  

Laurent fece lo sforzo di un sorriso mostrandosi per la prima volta indulgente con Cedric. 

- Lo vuoi proprio sapere? È stata un'idea del professor Gilles ...  per terrorizzarti e fare in modo di scoraggiarti a proseguire l'indagine su Pascal... o Eric, quando ancora non avevi scoperto il raggiro... 

Rispose l'uomo lanciando al collega un'occhiata complice e divertita.

- Beh sempre meglio dell'idea del Baby Luna...

Rispose altrettanto compiaciuto Gilles.

- Dipende dai punti di vista - ribatté prontamente Laurent - la signora Nerval era un bocconcino troppo tenero per lasciarselo scappare...

L’uomo sembrò tornare ad indossare i panni dell'animale, cinico e insensibile.

- Maiale, ecco cosa sei, un perfetto esempio di facocero ingrifato.

Gli fece eco Gilles, guardandolo con un falso rimprovero.  


Per Cedric era davvero troppo. Si sentì impotente di fronte ai due uomini. Per un attimo, li aveva quasi ammirati, per la loro incredibile capacità di rimanere sempre con due piedi in una scarpa. Eppure, bastava solo guardarli di sguincio per intuire quanto fossero malati i loro pensieri, e quanto cinica, spregiudicata e spregevole fosse la loro condotta nei confronti del prossimo. Per un momento, ebbe voglia di raggiungere Annette e Pierre nel sonno. Ma si rese subito conto che era ancora tempo di confessioni e pertanto bisognava mordersi ancora per un pò la lingua, se voleva andare a fondo.  

- A questo punto, immagino che anche dietro a quell'energumeno troglodita che tentò di farci fuori a colpi di zappa... nella fattoria accanto al monastero ... anche questa fosse un’idea della premiata ditta. 

Suggerì Cedric che intuiva come niente faceva più piacere ai due sgherri quanto rimanere al centro dell'attenzione.

I due annuirono, pieni di orgoglio.

- E un'ultima cosa ... Perché sabato mattina in hotel a Marsiglia, avete inscenato quella sciarada... L'auto, la carta di credito, il cellulare.... E quel tono minaccioso ... "Ti teniamo per la palle" ... Che cosa voleva significare tutta quella ridicola pantomima?

Qui, per la prima volta, i due apparvero leggermente risentiti. 

- Questo invece fa parte della nostra strategia di sviluppo ... Non è affatto una sciarada...

Gilles sembrò liquidarlo velocemente.

- Mettila così ... - continuò Laurent - Non è a tutti che proponiamo di diventare i nostri informatori ...

Laurent si lanciò in un occhiolino all’indirizzo di Cedric.

- Dovrei essere lusingato per questo?

Ribatté Cedric infastidito da quella confidenza.

- Beh in certo qual modo, calcola che sei ancora in tempo ... La nostra proposta è sempre sul tavolo... Considera che il riscatto che chiederai domattina al tuo amico, potrebbe essere il primo grande atto di una lunga e fruttuosa collaborazione. Prova a dormirci sopra, magari ...

Concluse Gilles che, dopo l'ennesimo sbadiglio, aveva già disteso i piedi sul divano, preparandosi al suo turno di sonno.

- Anche a te conviene raggiungere i tuoi amici nel sonno... Bovin.. Domattina ti aspetta un'altra lunga giornata. E noi tutti ti vogliamo bello in forma.

Concluse Laurent, mentre si preparava al suo turno di veglia con una tazza di caffè solubile rimasta a bollire sul fuoco del camino. 

 

L'ultima puntata, la numero 23, sarà edita nella versione cartacea in preparazione prossimamente.