FALSO MOVIMENTO
13
Venerdì, 8 dicembre.
Cedric sbucò da un mastodontico portone grigio, assai scrostato. A causa dell'umidità il rivestimento, in origine grigio, era ormai saltato in molte parti, venendo a formare una curiosa serie di frastagliamenti e arcipelaghi che lo percorrevano da cima a valle. Osservò quella varia geografia con lo sguardo perso nel vuoto prima di concentrare l'attenzione sul da farsi. Si trovava al Commissariato centrale di rue Becker mentre uno scroscio di pioggia si preparava ad abbattersi su Marsiglia. Diede un'occhiata di sguincio ai nuvoloni che velocemente si ammassavano in direzione del mare, si strinse nel paltò grigio, fece una smorfia di disappunto decidendosi alla fine di affrontare il traffico.
Trovava che l'interrogatorio cui era stato sottoposto quella mattina dal commissario Rivet fosse stato improntato un po’ troppo alla superficialità. Era un modo di procedere che gli ricordava una certa frivolezza di qualche suo superiore di un tempo. Certo non sarebbe dovuto essere facile condurre un'inchiesta a caldo su quel terribile attentato che, peraltro, da qualche indiscrezione, pareva riconducibile a terrorismo di matrice islamica. Almeno, su questo fronte parevano essersi indirizzate le prime indagini. E di certo, la sua presenza in quel luogo al momento della deflagrazione, oltre che la sua visita alla Goulette la sera prima, facevano di lui un indiziato della prima cerchia o, comunque, un informato sui fatti da tenere sotto stretta osservazione.
-Commissario, potrà verificare sempre in ogni momento, la veridicità delle mie deposizioni rivolgendosi all'avvocato Gerard Pirenne, dalla cui figlia ho ricevuto l'indizio per la mia indagine commissionata da "Gérard Dutroux". Ecco come era riuscito a sgabbiarsi quella mattina. Al solo sentir pronunciare quei due nomi altisonanti, il commissario si era risolto a proscioglierlo. E non tanto per il suo lungo servizio in Polizia. Potenza dei Gerard! aveva pensato con un sorriso Cedric cui, solo in quel frangente, capitava di mettere in relazione i due nomi al completo.
Il tassista lo scaricò allo Chevalier. Cedric ebbe un leggero capogiro scendendo dal taxi. Provava ancora una sensazione di strano formicolio sulle gambe e sembrava che le orecchie non gli si fossero ancora liberate da quel fastidioso ronzio. Si palpò il braccio destro, in corrispondenza della piccola ferita provocata dall'impatto con quella scheggia impazzita. L'aveva appena sfiorato, fortunatamente. Sollevò per un attimo la piccola medicazione, per accertarsi che il piccolo taglio stesse per rimarginarsi e si avviò un po' barcollante verso la scalinata dell'hotel.
Nel liberarlo, il commissario gli aveva raccomandato di rimanere a disposizione, ma Cedric per esperienza sapeva che quelle erano le classiche formule burocratiche. E che difficilmente alla polizia avrebbero avuto bisogno, almeno in questa fase delle indagini, di una sua seconda deposizione. Provava invece pena per il tunisino Tariq Bousur fatto saltare barbaramente insieme alla sua creazione, la Goulette, sotto un'implacabile carica di tritolo. Ripensò alle sue parole: "La storia di una città e' un po' come la storia dell'uomo: l'uomo nasce buono e muore quasi sempre vittima della peste". Certo, nonostante il suo atteggiamento un po' svanito e quel suo modo di parlare alquanto sibillino, Bousur sembrava dover nascondere il filo di un discorso ancora lungo da dipanare. Un discorso che avrebbe dovuto approfondire a questo punto con la giunonica Yvonne. Per chiamare casa Pirenne avrebbe solo dovuto attendere una mezz'oretta. Alle 14,30 la signorina sarebbe di certo rientrata in villa. Cosi fu.
Nel frattempo, entrato in stanza, si ricordò del messaggio telefonico di Alain, ricevuto la notte prima. Nell’avvicinarsi alla cornetta vide il segnale della segreteria lampeggiare. Fu piacevolmente sorpreso che la direzione aveva provveduto a sostituirgli tempestivamente il telefono che aveva disintegrato la sera prima. La voce di Alain si diffuse nella sua stanza.
BIP -ore 12,30. Cedric, ma dove diavolo sei? Ti cerco da un giorno intero! Giusto per chiarirti come facevo a sapere che eri a Marsiglia: l’ho saputo dall’avvocato Pirenne che ho chiamato per avere tue notizie... Poi una volta saputo che eri in Provenza, come puoi immaginare, rintracciarti allo Chevalier è stato un gioco da ragazzi, grazie ai miei fidi segugi e ai loro agganci. Allora, andiamo al sodo... Mi ha chiamato la tua Annette ieri sera, una telefonata breve ... Mi ha detto di aver ricevuto una strana telefonata minatoria anche lei... Sembrava sullo stile della tua. Non mi ha raccontato i particolari ... sembrava di fretta... Ho avuto solo il tempo di chiederle come stava. Mi ha detto di stare così così e che era un po’ in pensiero di questa cosa qua... E mi ha poi detto di riferirti che probabilmente sarà a Parigi domenica. E che in caso richiamerà per aggiornarti sul posto. Cedric? ... Torno a bomba sull'argomento: trovati un cazzo di cellulare, per l'amor di Dio...
Alle 14,30 si fece passare la linea in camera e, abbrancata la cornetta, contattò l'avvocato Pirenne dal quale si fece autorizzare per poter interrogare la figlia. Procedettero in viva voce con Pirenne senior presente.
- Yvonne, ha sentito quello che è accaduto in nottata a Marsiglia? Ha sentito che il vecchio Bousur ha subito un attentato? E che a seguito di questa terribile esplosione l'hanno trovato spappolato in mille pezzi?
Il detective dovette più volte mordersi il labbro per aiutarsi a correggere il tono che avrebbe voluto essere più da reprimenda.
- Si me l'ha raccontato mio padre... Sono sconvolta davvero.
La voce della signorina parve a Cedric meno mascolina del solito e il tono sinceramente dispiaciuto, oltre che provato.
- Bene, fece il detective, come sa avesse ristabilito un punto fermo. Adesso pero' mi serve capire tutto quello che sa su questa storia. Ne conviene?
Dall'altra parte della cornetta, gli ritornò un dimesso segno di assenso.
- Partiamo dall'inizio. Come conosceva Bousour?
- Non lo conoscevo personalmente ... Ne ho sentito parlare ripetutamente da Jean Vasteau e Brun Leyland, amici di Eric che lei già conosce.
- Bene, in che occasione gliene hanno parlato? A che proposito?
Ci fu un momento di silenzio che, notò Cedric dall'altro capo della cornetta, sembrò protrarsi troppo.
- La mattina del sabato, quando i tre ragazzi sono arrivati alla stazione di Dijon per il rave ... io ero alla stazione ad aspettarli. Fu lì che conobbi di persona Eric, mentre Jean e Bruno li conoscevo da altre esperienze insieme.
Il detective rivide la scena che più volte aveva immaginato.
- Ok, questo lo so già.
Disse come incoraggiandola a continuare.
- Ci imbucammo in un localino lì vicino alla stazione per mangiare qualcosa in attesa che arrivassero le informazioni sulla destinazione del rave. E sentivo che i tre ragazzi ...
Ebbe un attimo di esitazione. Cedric colse dalla cornetta la voce dell'avvocato in lontananza che sembrava incoraggiarla.
- I tre ragazzi erano particolarmente nervosi. E io non me ne spiegavo il motivo... Perché in fondo fra poco saremmo andati a divertirci e a sballarci...Erano venuti qua per questo...
- E invece? non lo erano ...
Intervenne di fioretto Cedric che provò la strana impressione che il vento fosse cambiato in positivo nei rapporti con Yvonne.
- Invece sembravano impauriti, in ansia, come se aspettassero da un momento all'altro che dovesse succedere qualcosa di brutto.
- Ma con te parlavano? Com'erano i rapporti?
- Si certo, era come se avessero due modalità: sorrisi e leggerezza quando dovevano chiedermi qualcosa ... mentre invece quando tornavano a parlare in codice d'un tratto ridiventavano tesi. Poi ad un certo punto capii chi o cosa li teneva così in ansia...
Si fermò quasi a richiedere l'intermezzo di Cedric. Che non tardò ad arrivare.
- Cosa?
- Al nostro tavolo si era fatto vivo un tipo alto e magro, con i capelli ricci stile Afro, si era presentato con il nome di Pascal e aveva chiesto di Bruno. Sembravano quindi non conoscersi...
- Ti prego vai avanti ...
- E allora Bruno l'ha fatto sedere al tavolo ed era strano perché si guardavano fra loro come se anche lui conoscesse la regola del loro gioco ... anche se non si erano incontrati prima. Anzi...sembrava che fosse proprio lui a comandare sul gioco...
- E però qualche brandello di discorso te lo ricordi?
- Ho davvero difficoltà a ricordare un senso logico. Era un continuo rimando di parole vuote, in codice ... Mentre si devastavano di birra...
- Sì ma ... hai dei nomi delle parole chiave ... che ne so?
Chiese con una leggera punta di impazienza. Da dove hai preso quell'indirizzo e il nome che mi hai passato?
- Esatto ... quello che ricordo te l'ho scritto in quel bigliettino che ti ho dato. Fin dall'inizio, avevo sentito che parlavano di Marsiglia, poi più volte avevo sentito il nome di Tariq Bousur o Busour non so manco come si scrive. E poi di questa Goulette...
- E poi hai finito cercare su Google map l'indirizzo della Goulette prima di darmelo...
La precedette Cedric che non solo ebbe la netta sensazione che la ragazza non sapesse molto altro ma che fosse a questo punto della storia spaventata per la propria incolumità.
- Cos'altro puoi dirmi di più su questo Pascal?
- L'ho sentito citare un paio di volte i suoi amici del Malpasse' ...che poi ho scoperto essere uno dei quartieri difficili di Marsiglia. Da come parlava sembrava uno trafficante di roba. Quello si capiva all'impronta ... ma era sempre sorridente, con gli occhietti furbi che sembravano buoni... Ma sembrava avere su tutti gli altri uno strano potere ... Li teneva a bacchetta, e si vedeva lontano un miglio che gli altri avevano paura di lui ...
- C'è altro Yvonne? Che tu ricordi? Anche ... E qui Cedric si schiarì un po' la voce ... Anche della volta scorsa intendo ... ti sei ricordata di qualche altra cosa che vi siete detti con Eric? E che per qualche ragione non mi hai ancora detto? o che ti è passata di mente?
Dopo un attimo di esitazione la cornetta tornò a riempirsi di parole.
- Mentre eravamo appartati fuori ...gli scappò detto che aveva paura. E io allora gli chiesi se in certo qual modo era a causa di quella situazione strana che aveva con Jean, Bruno e se Pascal fosse in certo qual modo la causa del loro terrore...
- E lui che rispose?
- Disse che le cose erano più complicate di quello che apparivano e che ...spesso dipendevano da cose più grandi di noi ...
- E tu andasti a fondo?
- No, mi sembravano le solite cose che qualcuno prova a dire per fare colpo sa... Eravamo in una specie di fase di corteggiamento...
- E non vi siete detti altro?
Insistette Cedric intendendo con questo altro ancora.
Dopo un attimo di esitazione, Yvonne tornò a replicare.
- Se intende dire se abbiamo fatto l'amore ... sì certo che l'abbiamo fatto ... Ma non abbiamo parlato d'altro...
Cedric si schiarì la gola per togliersi dal leggero imbarazzo. Quell'imbarazzo che non sembrava sfiorare minimamente né padre né figlia Pirenne.
Il detective uscì a metà pomeriggio abbrancando al volo dalla concierge uno degli ombrelli che l'hotel metteva a disposizione dei suoi clienti. Per muoversi con una certa agilità al Malpasse' aveva sentito Alain il quale, da par suo gli aveva trovato il contatto giusto per questo tipo di lavoro.
Hippo guidava una vecchia Renault 4, color rosso sangue, era alto un metro e sessanta, amava poco transitare dalle parti della doccia, fumava almeno 40 puzzolentissime Gitanes al giorno e sfoggiava due bellissimi mustazzi alla messicana, che le sigarette gli avevano irrimediabilmente bruciato in prossimità delle labbra.
- Ci conosciamo con il tuo amico Alain almeno da 25 anni. Ai tempi in cui eravamo due cazzetti e facevamo di tutto anche i lavori più imbarazzanti ... Tipo scrivere testi per i giornaletti porno ahahahah.
L'aria all'interno della Renault 4 era improponibile, impestata del pesante olezzo della Gitane che, accesa o spenta, pendeva sempre dal lato sinistro della bocca di Hippo.
- Tu pensa che a quei tempi ci pagavano in scopate gratis.
E giù con una grassa risata che nella maggior parte dei casi veniva spezzata dal violento insorgere di un colpo di tosse che subito si trasformava in sincope, rantolo, strozzamento, raccolta liquidi e puntuale sputo al di fuori del finestrino.
Giunsero a Malpasse' quando ancora sembravano avere a disposizione una buona mezz'ora di luce. La pioggia che pareva intensificarsi nei quartieri centrali, qui nel quadrante nord ovest di Marsiglia si era trasformata in leggera pioggerellina. Cedric non poté fare a meno di notare la desolazione tutto intorno. La discesa all'inferno pareva correre dietro ad ogni angolo, accanto alle ciglia di quella strada sporca e malfrequentata. Una scala scoscesa penetrava in mezzo a immondizie di ogni tipo, siringhe, tamponi, preservativi, lattine, sacchetti dell'immondizia. Il luogo sembrava deserto. Fin quando non si cominciò a vedere qualcuno appostato su un vecchio rudere a mo' di sentinella.
- Ora qui fai parlare me. Questa è una piazza di spaccio. Non bisognerà fare troppe domande.
Disse Hippo spegnendo l'ennesima gitane nel tacco dello stivale.
I due arrivarono in mezzo ad una grande distesa ai piedi di un vecchio palazzaccio abbandonato ricoperto di grandiosi e coloratissimi Murales. Rovi e sterpi crescevano ovunque in quella sorta di piazza abbandonata da Dio. E in quell'orrore crepuscolare Cedric notò che qua e là sotto gli alberi striminziti alcuni giovanissimi si appartavano a gruppetti.
-Che fa tutta sta gente qua.
Chiese di riflesso Cedric.
-Fumano colla, assumono pasticche e metanfetamine, si fanno d'eroina.
Cedric non fece in tempo a scansare una pozza d'acqua e fango immergendo un piede fino alla caviglia. I due si fermarono. Hippo lo guardò e a bassa voce spiegò il suo piano.
-Adesso noi ce ne staremo qui belli buoni in attesa che qualcuno ci avvicini. La prima cosa da fare è stabilire un contatto. E poi possiamo cominciare a scavare qualcosa su questo Pascal.
Cedric assentì con una strana espressione del volto, sentendosi a disagio nel tornare a toccarsi ad intermittenza l'interno della calza bagnata.
Non passarono nemmeno due minuti che furono avvicinati da una coppia di spacciatori che tenevano le mani dentro le tasche del bomber.
- Cercate qualcosa?
Disse uno, giovane, nero e con i capelli a rasta.
- Cosa ci offri?
- Siete sbirri vero? Siete venuti per l'esplosione della Goulette, vero? Non troverete niente qua da noi ...
Si intromise il secondo ragazzo nero con decisione. E dopo aver fatto cenno al compagno, si girò per andarsene.
E lì Hippo tiro' fuori quello che doveva essere un must del suo repertorio.
- Hey Hey Hey giovanotto aspetta... mi hai guardato bene tu in faccia? E con due dita mimò il rapido cenno di contatto occhi negli occhi.
- Tu pensi che uno come me che se ne va in giro con stivali e un poncho di pelle consumato come questo, che si presenta con due baffoni alla Pancho Villa e un pacchetto di Gitanes smozzicate in tasca, possa esser davvero uno sbirro? Avanti ...
I due lo guardarono perplessi.
- Avanti! Credete che uno come me, un giornalista di una TV locale, uno scrittore di romanzi pulp, con 120 chili di stazza e una copertura quasi totale di tribali tatuati sul corpo ...possa esser davvero uno sbirro?
Nel dirlo si scopri la pancia da cui fuoriusciva un dragone a narici spianate che sparava fuoco giallo e rosso all'impazzata.
I due ragazzi restarono impressionati e a quel punto sembrarono dargli credito. Poi fecero un cenno verso Cedric.
- E lui?
- Lui è mio cugino di Parigi, di passaggio a Marsiglia, cercava qualcosa di buono.
- Fumo marocchino.
Azzardò Cedric.
- Un po' old style mio cugino. Ce l'avete, vero?
Aggiunse Hippo con divertita ironia.
- Qualcosa ... quanto?
- Cinquantino.
Fu la risposta di Cedric
- Vedo che posso fare.
E fece per aprire il palmo della mano in attesa. Cedric vi depositò velocemente un bigliettone e i due giovani assentirono. Guardarono Hippo negli occhi come a garanzia dell'affare. Girarono i tacchi e se ne andarono.
- Ti vedo a tuo agio.
Sorrise Hippo smozzicando la sua Gitanes
- Sono stato giovane anch'io. Anche tu mi sembri perfettamente nella parte.
Ricambiò Cedric.
- Recito me stesso.
Rispose lui facendogli l'occhiolino.
Dei due ne tornò solo uno, il più vecchio. A scambio avvenuto intervenne Hippo.
- Ho bisogno che ora tu mi faccia un piacere.
Hippo sembrò guardarsi attorno per un attimo nell'abbassare la voce fini' per abbassarsi pure lui.
- Mio cugino qua, in realtà è un grosso trafficante del nord ... E vorrebbe stabilire dei rapporti con il vostro capo. Ci hanno detto che a comandare è un certo Pascal, un ragazzo alto, bianco, capelli stile afro. Sembra che bazzichi qua ...
Il ragazzo parve ascoltarlo con attenzione, senza mostrare emotività.
- È lui il capo qua.
Disse candidamente senza alcuna inflessione.
- Ah bene, e si potrebbe provare a parlare con lui?
- Non credo che lo troverete in giro oggi... Con questo casino della Goulette hanno sguinzagliato sbirri dappertutto.
- Ok, ma se io ti lascio un numero telefonico e questi ... - Hippo mise le mani in tasca e ne triò fuori due bigliettoni da 100 euro che deposito' nelle mani del ragazzo- Tu poi mi farai contattare da lui vero? So di potermi fidare...
Prima di accettare il ragazzo fece come per accertarsi dell'identità del giornalista.
- Ora capisco dove l'ho vista a lei... Tu sei quell' Hippolite Bazan che lavora per TVMarseille 3, vero?
- In persona.
Rispose con un teatrale scatto di orgoglio lui.
- Vedevo sempre il suo programma comico ambientato nei quartieri ...
Hippo issò il suo sorriso in cima al pennone e da lì non riscese più.
FALSO MOVIMENTO
14
La telefonata di Pascal non tardò ad arrivare. Giunse in prima serata mentre Hippo e Cedric erano a cena in un bistrot del Panier. Le cespugliose ciglia del giornalista si disposero ad accento circonflesso, non appena con la coda dell'occhio notò il bip silenziato e intermittente del cellulare. "Numero sconosciuto, esclamò, ci siamo". Finì di masticare un funghetto che gli si era incastrato fra i molari e non riuscendoci al primo tentativo, si aiutò con l'unghia lunghissima del mignolo destro. Nel farlo, trovò perlomeno corretto fare l'occhiolino al detective. Cedric, dal canto suo, terminato il primo pasto decente dopo quasi una settimana sulla strada, e terminati i discorsi di circostanza, se ne restava lì da qualche minuto in silenzio a sorseggiare il suo Pastis in purezza, on the rocks.
- Pro.. pron..
Provò a gracchiare in cornetta Hippo, che nel frattempo dovette far fronte ad un irrefrenabile attacco di tosse catarrosa. E solo al terzo tentativo era riuscito a venirne a capo.
- Pronto?!?
Riuscì ad articolare finalmente.
- Ehi vecchio... non mi morire prima del tempo, mi raccomando ... Non prima dell'affare almeno...
Fu la replica divertita dall'altro capo della cornetta che Cedric udì dal dispositivo in viva voce.
- Chi parla? Sei Pascal?
- Sono chi tu dici di essere... Senti, tagliamo corto con i convenevoli però... So cosa mi vuoi dire, ma perché dovrei crederti?!
E con questo intendeva riferirsi plausibilmente alla storia del cugino importatore.
- Perché dovrei dare credito ad un giornalista popolare e abbastanza conosciuto che ha tutto da perdere in questa storia? ... E invece ... Non dovrei sospettare di te, che al contrario mi vuoi incastrare con quel tuo amico poliziotto vestito, mi dicono... come un lord inglese?
Il viva voce era parecchio disturbato dall'altissimo volume all'interno del bistrot, dove alle voci dei clienti si univa la musica proveniente dal palco situato una decina di metri più in là. Su di esso era collocato un pianoforte a coda e una coppia di musicisti andava sfoggiando per tutta la serata un interessante repertorio anni 60, da Brassens ad Aznavour passando per Ives Montand e Gilbert Becaud. Si vedeva che ce la mettevano tutta pur nell'indifferenza generale.
Hippo si produsse in una smorfia di fastidio per il baccano tutto intorno e in uno scatto d'ira riprese in mano il cellulare dal quale rimosse il dispositivo del viva voce. I suoi muscoli facciali si produssero allora in diverse espressioni cangianti, dalle quali Cedric provò ad intuire l'andazzo della conversazione. Alla fine Hippo sbottò con una certa sicumera.
- Pascal o come ti chiami ... Stai facendo tutto tu, il bello e il cattivo tempo. Se non vuoi collaborare non ti posso forzare. La piazza di Parigi è grande, non è Marsiglia o Lyon ... I due mandamenti principali a Saint Denis e quello di Bicetre non aspettano altro. Io credo poi che gli affari si fanno in due…se c'è intenzione
Fu poi il turno di Pascal e a giudicare dall'atteggiamento ringalluzzito di Hippo, Cedric nutrì la sensazione che le cose stessero per indirizzarsi nel giusto verso. Fin quando lo sguardo di Hippo si cristallizzò su quello di Cedric. Il detective si sentì chiamato in causa.
- Certo! lui è qua, ti può dare tutte le informazioni che vuoi... Lo vuoi sentire subito? Non c'è problema.
Bleffo' Hippo nonostante avesse letto il terrore negli occhi di Cedric.
- Non c'è problema te lo passo … ma occhio non è il caso di scendere in dettagli al telefono. Questa è una scheda prepagata, è sicura, ma non si sa mai, ci intendiamo?
Cedric si schiarì la voce e prima di prendere il telefonino in mano cercò nei files della mente quelle svariate situazioni in cui nel suo passato da poliziotto si era trovato faccia a faccia con bande di spacciatori e quartieri difficili nell'hinterland parigino. Fece un respiro lungo e si tuffò nella conversazione.
Venerdì notte, 8 dicembre.
- Certo a farla di notte questa strada... un po’ di inquietudine te la mette eh...
Si lasciò scappare Hippo, dopo aver appiccato fuoco all'ennesima Gitane. Sembrava insolitamente nervoso. Un aspetto di lui, il nervosismo, che Cedric non aveva avuto modo di conoscere ancora. Fuori dal finestrino intanto il cielo sembrava spaccarsi in due dalle saette e il rimbombo dei tuoni aggrapparsi e scalare la ripida salita verso le montagne.
- Che razza di idea vederci lassù ...alla Nerthe.
Continuò il giornalista un po’ contrariato, mentre cominciava ad affrontare i primi tornanti a bordo della traballante Renault 4.
- Non vorrei che fosse un tranello.
Ribatté Cedric che, da quando si erano lasciati alle spalle l'Estaque, l'ultimo dei quartieri abitati a nord di Marsiglia, leggeva nel buio e nell'impervia di quei luoghi isolati un potenziale fattore di pericolosità.
- Tranquillo ragazzo... pensa solo che domani a rebus risolto, mi inviterai nel più bel ristorante della città. E domani, ti assicuro che avrò molta fame ... Scoppiò Hippo in una fragorosa risata.
Non fece in tempo a terminare il suo ennesimo pirotecnico attacco di tosse che, subito dopo una stretta curva a gomito, si trovarono due stopper piantati a distanza ravvicinata.
-Dio Cristo!
Esclamò Hippo piantando un pesante calcio al pedale del freno.
Le gomme usurate della Renault 4 cambiarono improvvisamente traiettoria pattinando morbidamente sul liscio catrame, reso ancora più viscido dalla pioggia, a scansare per un soffio il tamponamento con il retro di una Citroen C3.
Furioso, proseguì in retromarcia arrestando l'auto a pochi metri da quella del pirata, per ritrovarsi a strombazzare furiosamente il clacson, maledicendone senza risparmiarsi il conducente.
- Ma tu dimmi se questo è il modo di parcheggiare al centro della strada. Guardò nello specchietto retrovisore e si accorse che l’auto aveva ora i lampeggianti d’emergenza azionati. I due provarono a scendere dall'auto , con circospezione, per scoprire che era stranamente vuota.
-E dove è andato ora questa specie di deficiente?
Si chiese rabbiosamente Hippo mentre una saetta parve esplodere a un tiro da schioppo da lì.
Poi si accorse che lo sportello lato del passeggero era spalancato. Ma sul ciglio della strada non c’era traccia di anima viva.
- Ma che modo è quello di lasciare la macchina in folle dopo una curva così pericolosa?
Sparò a voce alta Cedric, cui cominciavano a frullargli in testa tutti quanti i parlamentari del cervello.
- Per me sicuramente è una rogna! -Si affrettò a schierarsi Hippo- A pochi minuti da mezzanotte, qui, sulla strada per la Chapelle de Notre Dame de la Galline, mentre pioviggina e minaccia fulmini e tempesta, con nessuno che passi mai da queste parti... Per me è una rogna …
Ripetè, come un bambino capriccioso.
Ed in effetti, di rogna sembrava trattarsi, dal momento che la strettezza della carreggiata e gli alti contrafforti di lato e lato della strada non avrebbero permesso ad alcuno di sostare sul ciglio. Quindi, dove era andato a finire allora questo imbecille? Si chiesero i due uomini, rischiarati di tanto in tanto dal flash intermittente di un cielo particolarmente elettrico.
Per qualche minuto ancora i due perlustrarono con lo sguardo nel buio del dirupo a vantaggio della luce dei fari dell'auto. Poi, non scorgendo anima viva, si convinsero a partire. Chiuso lo sportello e messo in azione il motore, si sentirono due nocche pesanti bussare con insistenza sul parabrezza. Un dolore metafisico si impadronì delle coronarie di Cedric.
Hippo ebbe il tempo per spannare con la mano l’interno del parabrezza per scorgere dal di qua del vetro un giovanotto ben messo, che nel frattempo si era allontanato dall'abitacolo. Forse nel tentativo di assicurarlo che non volesse fargli del male.
La pompa del cuore di Cedric riprese la sua normale attività.
Hippo si decise ad aprire a metà il finestrino a manovella.
- Scusami… sono rimasto senza benzina - fece quell’altro che sembrava a corto di fiato, come se avesse corso- E ora non so come fare per rientrare in città … non è che potresti darmi una mano… un passaggio?
- Sembrò pronunciare le tre frasi in preda a spasimi di freddo e doveva di sicuro aver sostato lì da parecchio dal momento che il suo maglione a collo alto pareva inzaccherato di pioggia.
- Ma da quanto tempo sei qui?
- Da almeno un’ora … e non è passato nessuno a parte voi -prese una boccata d’ossigeno- e un’altra macchina un minuto prima di te che a momenti mi investiva, quel pezzo di merda, là dietro a quella curva!
Indicò il ragazzotto.
Cedric faceva caso solo ora al pesante accento del giovanotto: una parlata che associava a quella delle estreme periferie parigine.
- Cazzo, Pascal! - esclamò Hippo- …Così ce lo perdiamo.
E cercando di trovare velocemente una soluzione aggiunse:
- Ma non ce l'hai un cellulare? Non puoi avvertire qualcuno?
- Si è scaricato purtroppo...
Notando che i due erano rimasti asserragliati in auto, indecisi se essere spaventati o perplessi, il giovane provo' a suggerire una soluzione.
- Guarda che facciamo, tu mi dai il cellulare e io chiamo un mio amico e risolviamo d'accordo?
All'apertura dello sportello, il volto del giovane si illuminò delle luci di sicurezza dell'auto. Il maglione a collo alto era zavorrato con pesanti collane tribali. Il suo volto nero, sembrava presentare all'altezza della guancia una pesante cicatrice. Non appena Hippo scese dalla vettura, il giovanotto estrasse dalla tasca il proprio cellulare dal quale sembrò lanciare una chiamata. Quello che sembrava appena poco prima uno sguardo supplicante di aiuto, si era d'improvviso tramutato in uno sguardo sicuro e deciso. Resto' in silenzio in attesa di risposta, davanti ad un incredulo Hippo, cui riservò un bonario occhiolino.
- Pascal? Sì sono loro. Sembrano apposto... Li stiamo controllando...
Disse il ragazzone infilando la testa nell'abitacolo dove incontrò lo sguardo interrogativo di Cedric.
Nel frattempo altre due simili figure si erano aggiunte, materializzandosi dal nulla. Presero a ispezionare dapprima il bagagliaio, poi il sedile posteriore della Renault 4 e infine si concentrarono sui sedili anteriori. Cedric fu pregato di scendere e di disporsi accanto al suo compare, i due furono perquisiti a fondo. Mentre il ragazzone dal maglione a collo alto restava attaccato al cellulare.
Provandosi soddisfatti, i due scimmioni, fecero un passo indietro dando l'ok al loro capo.
- Ok, te li mando fra poco...
Terminò la chiamata il ragazzone nero.
- Fate sempre così i vostri controlli...?
Gli scappò detto a Cedric.
Il giovane nero sorrise leggermente e rimettendo il propro cellulare in tasca gli rispose.
- La prudenza non è mai troppa nel nostro mestiere. Dovresti saperlo, bianco.
Hippo percorse a tavoletta i due o tre chilometri di distanza che, stando alle indicazioni del ragazzo, li separavano ormai dall'appuntamento con Pascal. La vecchia Renault stantuffò dopo una brusca frenata davanti ad un bivio: la via a sinistra saliva verso Marignane, quella a sinistra s’inerpicava su per Jas de Rodhes. Maledisse il ragazzo e quella inutile perdita di tempo e cercò di produrre l’intuizione giusta.
- Mi pare che il ragazzo abbia detto che bisogna arrivare vicino una specie di laghetto.
Si frappose Cedric che aveva notato che Hippo, in stress, rimaneva restìo ad accettare consigli.
Alla fine, su indicazione di Cedric, si decisero per la strada sulla destra. Le ruote del macinino fischiarono curva dopo curva contro le banchine protette. Mentre ai lati andava scoprendosi una magnifica vista della Marsiglia che non ti aspetti, sulfurea e misteriosa, notava Cedric. I bordi della strada a sprazzi illuminati dai fari dell'auto, oltre che dai lampi intermittenti, testimoniavano già di un brusco cambio di vegetazione: non più agavi ma betulle. E nei pressi di un vecchio casolare abbandonato credette di trovarsi nel bel mezzo di una vallata svizzera.
- Li ho persi, Cristo d’amore acceso! Qua non c' è traccia umana!
Sbottò Hippo dopo l’ennesima curva vuota, mordendosi nervosamente il labbro.
Il giornalista aveva ora assunto una posizione più attenta alla guida, portando il baricentro del corpo in avanti. E a causa dei fitti banchi di nebbia continuò a procedere a marcia ridotta. Adesso che la nebbia aveva avvolto fittamente tutto intorno.
Cedric sentì improvvisamente un rigurgito dentro. Lo conosceva bene… Intuì quella netta sensazione di resa dei conti verso cui, spesso, spessissimo negli ultimi tempi, parecchi parlamentari di quello che chiamava il suo "piccolo parlamento interno", avevano cercato di trascinarlo. Ma stanco dei logorroici ed inutili dibattiti, agì stavolta da vero leader: sospese la seduta e rimandò ogni eventuale decisione a data da destinarsi.
- Eccoli là...
Sentì esclamare d'improvviso a voce alta Hippo.
Cedric vibrò in tutto il corpo in un attimo in cui sembrò ricevere una rasoiata dritta al cuore. Oltre l'ennesima curva, i fanali del macinino pescarono alla cieca per un attimo gli stopper di un'auto. Hippo procedette lentamente a fari spenti e dopo qualche metro decise di fermarsi ai lati della strada. Quell'auto era addossata sul parapetto prospiciente la veduta più bella di Marsiglia. Almeno così sosteneva Hippo. A una settantina di metri da dove si erano appostati con la vecchia Renault 4.
- Ebbè ... e ora che facciamo? Giochiamo a gatto e topo?
Rilanciò Cedric verso il compagno
- Fai fare a me ragazzo... tu sei un poliziotto, senza offesa, nella testa intendo ...-e con un indice si sfiorò ripetutamente la fronte- Invece io nella testa sono come loro ... È solo per un caso se ora mi trovo da questo lato. E sorrise in maniera scomposta.
Cedric da parte sua non condivideva questa ilarità e per nulla al mondo avrebbe voluto rischiare di rimanerci secco, solo per provarsi a fare l'eroe.
- Beh allora.... adesso cosa dice la tua testa di malvivente trafficante?
Hippo colse la freddezza o forse il nervosismo di Cedric. Probabilmente conosceva bene questo atteggiamento di sfiducia del prossimo nei suoi confronti.
- Ma dai rilassati, siete tutti così voi ... Nella vita ci vuole un po' di salero... non di saudade ... Ne convieni?
E scattò in una risata irrefrenabile, a causa della tensione accumulata.
Non appena terminò l'ultimo rantolo nei titoli di coda della sua risata, Cedric lo toccò di fioretto.
- Hippo. Non so tu, ma io vorrei portare appresso la pellaccia a casa dopo l'incontro di stasera. Vediamo di riuscirci ... e senza colpi di scena. Non so tu, ma io non vivo per la gloria. Non mi piace il beau geste. Sono un uomo concreto di ragione io ...di testa, non di cuore.
- Evabbene va bene ...
Fu la risposta a metà fra il seccato, il deluso e l'offeso.
- Bene, adesso magari riaccendiamo i fari e vediamo di raggiungere quell’auto? Senza colpi di scena?
Propose il detective in tono neutro.
Cedric si morse il labbro perchè provava un po' di rimorso. In fondo Hippo era un bravo ragazzo, buono e generoso. E anche se un po' infantile, a volte, rimaneva un ottimo compagno di squadra. Forse non meritava quella sua stupida ramanzina. Era la paura che spesso produceva in Cedric questi improvvisi scatti di aggressività. Per un attimo si trovò a commiserarsi, scuotendo leggermente la testa in una smorfia di disappunto.
Indecisi se scendere dall'auto, rimasero per un minuto fermi. Hippo diede due colpi di abbaglianti ad intermittenza. Avrebbero capito.
- Andiamo noi o aspettiamo loro?
Chiese Hippo, cui la piccola reprimenda di qualche minuto prima, aveva fiaccato un po' lo spirito.
Non ebbe il tempo di rifletterci su, che i fari dell’auto ferma si accesero attraverso la fitta nebbia e subito dopo sentì il rombo del motore in lontananza. I due osservarono l’auto fare una lenta e penosa marcia indietro che a Cedric parve non finire mai. Gli si gelava il sangue nelle vene ma ora bisognava cercare di sintonizzarsi velocemente sulla nuova situazione. Quella era gente che non aveva mezze misure, senza scrupoli. E al minimo errore ci si poteva ritrovare con una pistolettata in pancia. Respirò a fondo.
Mentre il segugio del suo Pc mentale si ingegnava a scavare fra la montagna di cazzate accatastate in vecchi file arrugginiti, in quei momenti Cedric si sorprese a pensare se lasciare la polizia per intraprendere la via dell’investigatore privato non fosse davvero il passo successivo verso la fase finale: l’internamento definitivo in un ospedale psichiatrico.