Mladic: tardivo riconoscimento alla carriera. Era ora

Intendiamoci, non era uno stinco di santo: i suoi difettucci li aveva pure lui. Eppure dietro a quei duri spigoli facciali, a quell’aria burbera, alle torve rasoiate del suo sguardo, con le sopracciglia costantemente ad accento circonflesso, si intuiva battere forte il suo tenero cuore di boia. Un autentico boia nazionalista serbo. Ieri è finita finalmente l'agonia per Ratko Mladic, il quasi ottantenne, ex generale dell'esercito serbo: boia, genocida, regista e autore della più grande strage etnica in Europa dai fatti del Nazismo. Il Tribunale Internazionale dell'Aja l'ha giudicato con sentenza definitiva autore dei delitti a lui ascritti: crimini contro l'umanità. Mica miao... Meritato l'ergastolo a coronamento di una vita sacrificata, vissuta sul campo, una vita ligia al dovere e irreprensibile, svolta nel pieno rispetto del suo mandato. Non era tutta farina del suo sacco, si dirà. Certamente, ma a lui va il merito di averci creduto. Il suo stile inconfondibile rimane a perenne ricordo del suo lavoro più importante, sicuramente il suo capolavoro, la strage di Srebrenica, durante la quale diresse al massacro più di 8 mila bosniaci, colpevoli di professarsi musulmani. Ovviamente non è tutto suo il merito di questo successo. Ricordiamo il suo grande attore feticcio, il compianto, Zeliko Raznatovic, al secolo la Tigre di Arkan, mattatore in quel luglio infuocato del 1995. Una menzione particolare merita poi il Direttore Artistico e della Fotografia, Radovan Karadzic, ai tempi presidente della Bosnia-Erzegovina e soprattutto alla illuminata Produzione di un altro genio visionario, il compianto Slobodan Milosevic, allora presedente della Grande Serbia. Certo, l’ambito riconoscimento, l’ergastolo, arriva probabilmente tardi, ma mai troppo tardi. L’Olimpo delle celebrità è pieno di grandi artisti che, a scapito dell’eccellenza della loro arte, non sempre sono riusciti ad ottenere il massimo dei riconoscimenti: si pensi a Tom Cruise o Johnny Depp mai vincitori di un Oscar. O addirittura al tardivo riconoscimento del valore di artisti del calibro di Van Gogh, che morirono di fame e disperazione senza aver potuto mai assaporare in vita il gusto della vittoria. Nel caso di Ratko, almeno, possiamo consolarci e piangere con un occhio. E il pensiero non può non andare ad un altro talento incompreso di casa nostra. Il compianto Erich Priebke, autore de “le Fosse Ardeatine”. Anche per lui la consegna della statuetta è arrivata un po' in ritardo, ma come per tutti gli artisti con una vita travagliata, almeno ci si può consolare: giustizia è fatta.

9 GIUGNO 2021